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I miei talloni s'impennarono, le dita dei piedi stettero in ascolto per capirsi: colui che danza ha infatti il suo orecchio nelle dita dei piedi.


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D'altronde pure le persone con cui sono cresciuto avevano quasi sempre torto. Così tanto torto che riuscivano a sbagliare pure quando avevano ragione.



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C'è la grandine, le frane, la siccità, la malaria, e c'è lo stato. Sono dei mali inevitabili, ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Ci fanno ammazzare le capre, ci portano via i mobili di casa, e adesso ci manderanno a fare la guerra. Pazienza! Per i contadini, lo stato è più lontano del cielo, e più maligno, perché sta sempre dall'altra parte.


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Quindici anni di fascismo avevano fatto dimenticare a tutti il problema meridionale; e, se ora dovevano riproporselo, non sapevano vederlo che in funzione a qualcosa d'altro, alle generiche finzioni mediatrici del partito o della classe, o magari della razza. alcuni vedevano in esso un puro problema economico e tecnico, parlavano di opere pubbliche, di bonifiche di necessaria industrializzazione, di colonizzazione interna, o si rifacevano ai vecchi programmi socialisti <<rifare l'italia>>. Altri non vi vedevano che una triste eredità storica, una tradizione di borbonica servitù, che una democrazia liberale avrebbe un po' per volta eliminato. Altri sentenziavano non essere altro, il problema meridionale, che un caso particolare della oppressione capitalista, che la dittatura del proletariato avrebbe senz'altro risolto. Altri ancora pensavano a una vera inferiorità di razza, e parlavano del sud come di un peso morto per l'italia del nord, e studiavano le provvidenze per ovviare, dall'alto, a questo doloroso stato di fatto.


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Il vero nemico, quello che impedisce ogni libertà e ogni possibilità di esistenza civile ai contadini, è la piccola borghesia dei paesi. E' una classe degenerata, fisicamente e moralmente: incapace di adempiere alla sua funzione, e che solo vive di piccole rapine e dalla tradizione imbastardita di un diritto feudale. Finché questa classe non verrà soppressa e sostituita non si potrà pensare di risolvere il problema meridionale.


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Il problema meridionale non si risolve dentro lo stato attuale, né dentro quelli che, senza contraddirlo radicalmente, lo seguiranno. Si risolverà soltanto fuori da essi, se sapremo creare una nuova idea politica e una nuova forma di stato, che sia lo stato dei contadino; che li liberi dalla loro forzata anarchia e dalla loro necessaria indifferenza. Né si può risolvere con le sole forze del mezzogiorno: ché in questo caso avremo una guerra civile, un nuovo atroce brigantaggio, che finirebbe, al solito, con la sconfitta contadina, e il disastro generale; ma soltanto con l'opera di tutta l'italia, e il suo radicale rinnovamento. Bisogna che noi ci rendiamo capaci di pensare e di creare un nuovo stato, che non può più essere né quello fascista né quello comunista, forme tutte diverse e sostanzialmente identiche della stessa religione statale. Dobbiamo ripensare ai fondamenti stessi dell'idea di stato: al concetto d'individuo che ne è la base; e, al tradizionale concetto giuridico e astratto di individuo, dobbiamo sostituire un nuovo concetto, che esprima la realtà vivente, che abolisca l'invalicabile trascendenza di individuo e di stato. L'individuo non è un'entità chiusa, ma un rapporto, il luogo di tutti i rapporti. Questo concetto di relazione, fuori della quale l'individuo non esiste, è lo stesso che definisce lo stato. Individuo e stato coincidono nella loro essenza, e devono arrivare a coincidere nella pratica quotidiana, per esistere entrambi. Questo capovolgimento della politica, che va inconsapevolmente maturando, è implicito nella civiltà contadina, ed è l'unica strada che ci permetterà di uscire dal giro vizioso di fascismo e antifascismo. Questa strada si chiama autonomia. Lo stato non può essere che un'insieme di infinite autonomie, una organica federazione.


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Dunque non dobbiamo ricambiare le ingiustizie, ne far del male a nessuno, qualsiasi cosa gli altri facciano a noi. E bada, Critone, di non concordare con me su questo punto se non sei veramente di questo parere: a condividere queste opinioni, lo so bene, sono e sempre saranno in pochi. E fra chi la pensa così e chi no + possibile comunità di intenti, è anzi inevitabile che quando confrontano le rispettive scelte provino disprezzo l'uno per l'altro. Perciò, rifletti bene anche tu se condividi la mia opinione, se davvero sei daccordo (e le nostre considerazioni muovano allora dal principio che non è mai corretto commettere ingiustizia e neppure ricambiarla, né reagire ai maltrattamenti facendo del male a propria volta); o se ti distacchi, e questo principio non lo condividi. Io la penso così da tempo e continuo tuttora.........


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Poco tempo dopo la tragedia davanti casa Camber, le spoglie di Cujo furono cremate. Le sue ceneri finirono nella spazzatura e furono eliminate nell'impianto di incenerimento di Augusta. Vale forse la pena di ricordare che aveva sempre fatto il possibile per essere un bravo cane. Aveva cercato di fare tutte le cose che il suo UOMO e la sua DONNA e sopratutto il suo BAMBINO gli avevano chiesto di fare i si erano aspettati da lui. Sarebbe morto per loro, se fosse stato necessario. non aveva mai voluto uccidere nessuno. gli era successo qualcosa, era stato colpito dal destino, forse, o solo da una malattia degenerativa del sistema nervoso che si chiama idrofobia. Non aveva potuto scegliere liberamente


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... i crimini contro l'umanità di cui si macchiò la Société Anonyme Belge, responsabile dello sterminio di dieci milioni di africani.



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Il bellico conflitto ci fa diventare uomini. Ma, Dio mio, quali uomini!


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.... sulle ceneri e la polvere che una volta furono colui senza il quale io non sarei mai esistito.


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<<Non ci può essere disparità nel matrimonio, come l'incopatibilità della mente e dei propositi.>> Ricordavo anche quelle parole. Avevo cercato di adattare Dora a me, e avevo scoperto che era una cosa impraticabile. Mi rimaneva di adattarmi a Dora; dividere con lei ciò che potevo, ed essere felice; sopportare sulle mie spalle ciò che dovevo, e continuare a essere felice. Questa era la disciplina che cercavo di portare nel mio cuore, quando cominciavo a pensare. Rese il mio secondo anno molto più felice del primo; e ciò che era ancora meglio, rese la vita di Dora piena di sole.


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Higghins era andato il pensione in anticipo per ragioni di vitale importanza: i fine settimana non gli bastavano più per potare i roseti, segare il legno, curare il prato e dedicarsi alla lettura di buoni autori. La vita moderna, con il suo crescente logorio, non gli si confaceva più. Non essendo un fervente credente nella reincarnazione, Higghins temeva che la propria vita segnasse i limiti della sua esistenza. Così aveva deciso di godere del tempo che gli restava da vivere nella terra degli antenati.



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Figlio mio, sono stato anch’io un bimbo, a cui dicevano queste cose... E ti potrà succedere anche questo, bimbo mio, di rubare. Né io posso rimproverarti, e nemmeno dirti: non farlo! Non capiresti, non crederesti alle mie parole. Nessuno pensa di poterlo fare un giorno, ma poi lo fa e allora pensa di farlo ancora. Ecco invece quello che io ti posso dire: quando ti succederà, pensa a quello che hai fatto. E riflettendoci, non cercare di giustificarti, non dire: ma è successo per questo o quello, e poi concludere che tu non hai rubato come rubano gli altri. Figlio mio, forse non c'è uomo sulla terra che non abbia rubato, ma non c'è uomo sulla terra che non sia pronto a trovare una giustificazione e magari cambiare titolo alla sua azione. No, bimbo mio, questo io ti consiglio di non fare. Perché allora saresti infelice come tutti gli uomini sulla terra. Quando ti succederà di approfittarti di qualcuno o di non pagare l’autobus, di’ pure a te stesso: ho rubato. Ti sentirai migliore, perché potrai giudicare con simpatia i tuoi fratelli uomini anche se saprai che hanno rubato; perdonerai a tutti, e allora non ci sarà male per te capace di farti male, perché ogni cosa che ti faranno gli uomini tuoi fratelli la giudicherai giusta nei tuoi confronti. Se la lavandaia ti ruberà un fazzoletto, tu penserai: anch’io ho rubato. E non credere che allora gli uomini si scaglieranno su di te come lupi; essi potranno invece giungere a pensare quello che tu pensi, perché sono come te, hanno, come te, un cuore, un’anima, un cervello.


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..., le ragioni dell'esistere sono sempre di ordine sentimentale anche quando paiono razionalissime.


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agnosia