Titolo

Cristo Si è Fermato A Eboli




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253

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4,90 €uro

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pagina 73
C'è la grandine, le frane, la siccità, la malaria, e c'è lo stato. Sono dei mali inevitabili, ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Ci fanno ammazzare le capre, ci portano via i mobili di casa, e adesso ci manderanno a fare la guerra. Pazienza! Per i contadini, lo stato è più lontano del cielo, e più maligno, perché sta sempre dall'altra parte.


pagina 237
Quindici anni di fascismo avevano fatto dimenticare a tutti il problema meridionale; e, se ora dovevano riproporselo, non sapevano vederlo che in funzione a qualcosa d'altro, alle generiche finzioni mediatrici del partito o della classe, o magari della razza. alcuni vedevano in esso un puro problema economico e tecnico, parlavano di opere pubbliche, di bonifiche di necessaria industrializzazione, di colonizzazione interna, o si rifacevano ai vecchi programmi socialisti <<rifare l'italia>>. Altri non vi vedevano che una triste eredità storica, una tradizione di borbonica servitù, che una democrazia liberale avrebbe un po' per volta eliminato. Altri sentenziavano non essere altro, il problema meridionale, che un caso particolare della oppressione capitalista, che la dittatura del proletariato avrebbe senz'altro risolto. Altri ancora pensavano a una vera inferiorità di razza, e parlavano del sud come di un peso morto per l'italia del nord, e studiavano le provvidenze per ovviare, dall'alto, a questo doloroso stato di fatto.


pagina 239
Il vero nemico, quello che impedisce ogni libertà e ogni possibilità di esistenza civile ai contadini, è la piccola borghesia dei paesi. E' una classe degenerata, fisicamente e moralmente: incapace di adempiere alla sua funzione, e che solo vive di piccole rapine e dalla tradizione imbastardita di un diritto feudale. Finché questa classe non verrà soppressa e sostituita non si potrà pensare di risolvere il problema meridionale.


pagina 240
Il problema meridionale non si risolve dentro lo stato attuale, né dentro quelli che, senza contraddirlo radicalmente, lo seguiranno. Si risolverà soltanto fuori da essi, se sapremo creare una nuova idea politica e una nuova forma di stato, che sia lo stato dei contadino; che li liberi dalla loro forzata anarchia e dalla loro necessaria indifferenza. Né si può risolvere con le sole forze del mezzogiorno: ché in questo caso avremo una guerra civile, un nuovo atroce brigantaggio, che finirebbe, al solito, con la sconfitta contadina, e il disastro generale; ma soltanto con l'opera di tutta l'italia, e il suo radicale rinnovamento. Bisogna che noi ci rendiamo capaci di pensare e di creare un nuovo stato, che non può più essere né quello fascista né quello comunista, forme tutte diverse e sostanzialmente identiche della stessa religione statale. Dobbiamo ripensare ai fondamenti stessi dell'idea di stato: al concetto d'individuo che ne è la base; e, al tradizionale concetto giuridico e astratto di individuo, dobbiamo sostituire un nuovo concetto, che esprima la realtà vivente, che abolisca l'invalicabile trascendenza di individuo e di stato. L'individuo non è un'entità chiusa, ma un rapporto, il luogo di tutti i rapporti. Questo concetto di relazione, fuori della quale l'individuo non esiste, è lo stesso che definisce lo stato. Individuo e stato coincidono nella loro essenza, e devono arrivare a coincidere nella pratica quotidiana, per esistere entrambi. Questo capovolgimento della politica, che va inconsapevolmente maturando, è implicito nella civiltà contadina, ed è l'unica strada che ci permetterà di uscire dal giro vizioso di fascismo e antifascismo. Questa strada si chiama autonomia. Lo stato non può essere che un'insieme di infinite autonomie, una organica federazione.

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28 Marzo 2012
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