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....Vero è che tipi del genere mi è capitato di vederne spesso a giudizio, che pur godendo di una certa reputazione fanno cose incredibili, perché s'immagina di subire morendo qualche pena terribile: quasi fossero destinati all'immortalità se non li mandate a morte voi.


188

Nel comportamento inatteso degli esseri si scoprono le tendenze più nascoste,...



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NO NO NO. Non vogliamo che i morti della Resistenza siano<<onorati>> con monumenti <<ai caduti di tutte le guerre>> inaugurati da vescovo, prefetto, presidente del tribunale, comandante del distretto, commissari, intendenti e sopraintendenti. Meglio il silenzio.


101

Le richieste di democrazia erano così radicali che non potevano essere soddisfatte dalle autorità accademiche: il movimento torinese avanzava l'esigenza di una democrazia diretta, in cui non si delegasse definitivamente a nessuno la rappresentanza degli altri.


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L'assenza di riconoscimenti istituzionali delle forme di autorità portò all'accentuazione del ruolo delle figure carismatiche. l'idea di democrazia, come partecipazione con eguali diritti di parola da parte dei singoli, era anche inficiata da un certo elitarismo del movimento, dalla convinzione di essere diversi, di contrapporsi al senso comune, alle larghe maggioranze, all'ordine costituito e all'ipocrisia sociale.


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Il mondo condanna i bugiardi che non fanno altro che mentire, anche sulle cose infime, e premia i poeti, che mentono soltanto su cose grandissime


495

Non vi è nulla di più ingiusto del castigo al giusto che ha peccato, amici miei, perché al peggiore dei peccatori si perdona l'ultimo dei peccati, ma al giusto neppure il primo.


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..., ma non bisogna scordare mai che il tempo scorre in un verso solo, ciò che si vede ripercorrendolo all'indietro è fuorviante. Il tempo non è palindromo: partendo dalla fine e risalendolo all'indietro tutto sembra assumere significati diversi, inquietanti, sempre, e non bisogna farsi impressionare da queste cose.


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La gente pensa a noi infinitamente meno di quanto crediamo. Non ci pensa quasi mai, questa è la verità.


1

Nulla di ciò che bello è indispensabile alla vita.... Di veramente bello non c'è che quel che non serve a niente; tutto ciò che è utile è brutto, perchè è l'espressione di qualche bisogno, e i bisogni dell'uomo sono ignobili e disgustosi, come la sua povera natura inferma. Il posto più utile di una casa sono i cessi.(preface a Mademoiselle de maupin, maggio 1834).


117

Non piangete sulla mia tomba, io non sono lì. Canto navaho


179

C'era il cardinale Pinpon, che aveva vinto dodici incontri col diavolo e ne aveva perso uno, e da allora sparava irrefrenabili scoreggie a ogni conclave.


229

Non sono daccordo, - disse Eddie - non esistono piccole paure. La paura è grande passione, se è vera deve essere smisurata e crescente. Di paura si deve morire. Il resto sono piccoli turbamenti, spaventi da salotto, schizzi di sangue da pulire con un fazzolettino. L'abisso non ha comodi gradini.


237

...., io ho viaggiato in tutto il mondo e ho visto cose che oggi non esistono più, o forse non sono mai esistite, o forse esistono ancora e guai a chi le incontra.


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Se l'elenco dei cognomi del mondo cimbro - che ho allegato al volume - non li convincesse, basterà farne uno migliore e più esaustivo; se la mappa dei territori cimbri non smbrasse esatta, se ne disegni subito una più giusta; se la cronologia della storia cimbra apparisse incompleta - com'è di sicuro - basterà completarla, annotarla, riorganizzarla.


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Col medesimo Imperatore scese in Italia anche Johannes Werla che ebbe in feudo il territorio dove poi abitarono i nobili Verlato e che prese il nome di Villaverla.


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Fu a causa della loro parlata che i nuovi arrivati vennero da tutti chiamati thodeschi, o teutonici, o alemanni, e con tali appellativi iniziarono ad apparire nei documenti antichi che ne registrarono la presenza. Al loro atrivo gli immigrati non si auto-definivano così, ma poiché si occuparono inizialmente del taglio dei boschi e della lavorazione del legno, erano soliti dichiarare di essere “carpentieri”, parola che nel loro dialetto corrispondeva al termine “Tribe” o “Zimberer. Nel contesto latino-veneto nel quale andarono ad insediarsi il suono “73%zber° venne in breve tempo trasformato in “cibro”. Si creò in tal modo una semplice assonanza col nome dell’antico popolo dei Cimbri, dei quali abbiamo già fatto cenno: una serzplice e banale assonanza. Tutto qui... Quando si parla dei Cimbri delle mon- tagne veneto-trentine dev’essere quindi ben chiaro che non c’entrano nulla i “Cimbri” dell’epoca romana, né altre e più intriganti discendenze dai Celti,” dai Reti, dai Tigurini, dai Goti o dagli Unni. La teoria infondata che sostiene che i resti del mitico popolo bartbaro dei Cimbri, sconfitto dai Romani nel 110 avanti Cristo, siano rimasti nascosti per oltre mille anni sui monti vicentini e veronesi per “riapparire” d’improvviso nel 1200, è stata inventata di sana pianta dai letterati umanisti del XIV e XV secolo che tentavano di spiegare, “un tanto al chilo”, l'etimologia della parola “cimbro”.? La stupidaggine umanista s’è però propagata con la virulenza delle moderne fake news, tanto da ammorbare ancor oggi una parte della pubblicistica che si occupa di quei coloni germanici.”


88

Pare che santa Geltrude, he in vita fu una mistica, oggigorno protegga - chissà perchè - dall'invasione dei topi ed è infatti considerata la protettrice dei gatti


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Esistono le testimonianze di numerose “reprimende” dei sacerdoti accompagnatori, affinché i pellegrinaggi mantenessero la loro vocazione religiosa e non si trasformassero in allegre “scampagnate campestri”. Il caso più clamoroso fu quello del 1762 quando i tre parroci del Tretto — delle chiese di Sant’Ulderico, San Rocco e Santa Caterina — si rifiutarono di accompagnare i parrocchiani in pellegrinaggio sul monte Summano perché quella processione era ritenuta occasione di libertinaggio in aperta violaziorie del sesto comandamento, “Non fornicare”. I tre sacerdoti denunciavano inoltre che per molti partecipanti il pellegrinaggio era solo un pretesto per grandi bevute e inevitabili ubriacature. A quest’ultima critica fu subito ribattuto che i primi ad abbandonarsi ad abbondanti libagioni erano, di solito, proprio i prelati accompagnatori. Il contrasto durò un paio d’anni, con la concreta possibilità che l’antica processione fosse definitivamente soppressa. Nel 1764, da Vicenza, la curia impose finalmente un nuovo ferreo regolamento che prevedeva pellegrinaggi separati per uomini e per donne, da concludersi con un rapido rientro — comprensivo della recita del rosaio — senza più il tradizionale pic-nic sulla vetta del monte. E il pellegrinaggio riprese regolarmente. "nell'anno 1667 una confraternita, detta volgarmente fraglia, di San Pietro Mussolin numerosa di uomini, e donne, accompagnata dal suo sacerdote, processionalmente s’avviò verso la Beata Vergine di Monte Summano. Arrivate queste genti in Schio con tempo piovoso, e freddo, proseguirono il loro viaggio verso il monte; ma pel detto cattivo tempo alquanti con il loro sacerdote non vollero arrischiarsi di ascenderlo; laonde ritornarono indietro e si fermarono in S. Orso: altri però più animosi volsero proseguire il viaggio con loro gravissimo danno; atteso che, pervenuti alla prima croce, e sorpresi dalla notte, freddo, neve, e vento, non potendo andare più avanti, e diciotto tra loro tra uomini, e donne, grandi, e piccioli, morirono, tra i quali trovossi un padre, e un figlio morti abbracciati insieme. Dieci di essi vennero sepolti nel monte, e otto in S. Orso. La neve venne alta due piedi, e anche di più"