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314

quando la città fu interamente distrutta, si vide ancora una donna che si impiccava con un fanciullo morto appeso al collo e cercava al tempo stesso di dar fuoco alla casa con una torcia accesa.


352

non temere gli uomini grassi e ben chiomati, ma quelli pallidi e magri.


380

Le forze romane ammontavano a sessantamila fanti, più un contingente di cavalleria schierato nell'esercito romano e formato da diecimila Iberi e Celti: gli altri popoli fornivano trentamila unità, ivi comprese le forze di cavalleria e la fanteria leggera.


119

..... Filolao. Come tanti altri pensatori dell'epoca, si occupava di astronomia e cosmogonia, anzi aveva escogitato una concezione del mondo davvero impressionante: non soltanto la terra gorava su se stessa, ma non occupava neppure il centro dell'universo. E dire che lo aveva immaginato con duemila anni di anticipo su Copernico e Galileo!


126

Bisogna dare a Cesare quello che è di cesare - riprese ruche - e togliere a Pitagora quel che non è di pitagora. Molto tempo prima di lui, gli egizi e sopratutto i babilonesi avevano scoperto che esisteva un egame tra alcuni gruppi di tre nimeri interi, e precisamente quello indicato dal celebre teorema- per non allungare troppo il proprio intervento, si astenne dal precisare che su una tavoletta babilonese, la tavoletta Plimpton 322, così chiamata dal nome dell'archeologo inglese che l'aveva scoperta, uno scriba aveva indicato una quindicina di gruppi di tre nimeri interi per il quale valeva la regola che la somma del quadrato di due di essi era uguale al quadrato del terzo. La tavoletta era stata incisa oltre mile anni prima della nascita di pitagora.


178

Il cono è una figura tridimensionale generata dalle rette, dette appunto 'generatrici', che passano per un punto fisso detto 'vertice', e poggiante su un cerchio, detto 'base'. a differenza di quello che molti pensano .... un cono è formato da due falde che si estendono simmetricamente da una parte e dall'altra del vertice, e quello che viene comunemente considerato cono non è che un mezzo cono.


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....il Siddantha, un trattato di astronomia completo di tavole, scritto un secolo prima da......... un matematico indiano che Jonathan e Lea conoscono bene: Brahmagupta, quello delle incognite multicolori. Subito tradotto in arabo, sarebbe diventato celebre sotto il nome di Sindhind. Nelle sue pagine era contenuto un tesoro. Dieci piccole cifre! Oh, niente di più famigliare, per voi: si tratta delle con le quali facciamo i calcoli. Si, uno, due, tre... fino a nove. Senza dimenticare l'ultimo, lo zero. L'erudito incaricato di consegnare i coni al califfo, un certo Kanka, le conosceva bene, visto che le usava da anni per i suoi calcoli.


258

Accade talvolta che il libro sia superiore al suo autore...


258

I libri non resuscitano i morti, e non fanno di un idiota un uomo capace di ragionare, nè di uno stupido un individuo intelligente: aguzzano lo spirito, lo destano, lo affinano e appagano la sua sete di conoscenza. Quanto a chi vuol sapere tutto, è meglio che la famiglia lo faccia curare.


306

Fu una frase di Cardano............. De vita propria - Quando stai per lavarti, prepara anzitutto la salvietta per asciugarti.


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Gli attori che entrano in scena portano una maschera, per non far scorgere il rossore sulla fronte. Come loro, nell'atto di entrare in scena nel teatro del mondo, dove fonora sono stato un semplice spettatore, mi faccio avanti celato da una maschera. (Cartesio)


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Fu la fine di Manaus, che nel giro breve tempo fu abbandonata dalla popolazione e cadde in rovina. I castelli, importati pietra per pietra dall'europa e ricostruiti ai lati delle grandi arterie cittadine. Il mercato coperto, costruito in Inghilterra da Gustave Eiffel, trasportato lungo il rio delle Amazzoni e rimontato a Manaus. Le vie lastricate con lastre importate direttamente Lisbona. Il primo tram elettrico di tutta l'America meridionale. Il telefono in piena giungla, l'illuminazione elettrica già in opera alla fine del secolo scorso. E il teatro dell'opera, capace di millequattrocento posti, dove aveva cantato persino Caruso. Tegole smaltate venute dall'Alsazia, marmi importati da Carrara, intarsi dalla Francia, ferri battuti dall'Inghilterra, lampadari dall'Italia, e le onde del mosaico che ornavano la piazza, arrestandosi ai piedi del colonnato marmoreo che dava accesso al teatro dell'opera....Manaus, è la fine!


398

E' esattamente quallo che sostiene Bernoulli. Il suo intento è, cito alla lettera 'Scoprire le leggi generali che governano quelle che gli esseri umani, nella loro ignoranza della concatenazione di cause effetti, definiscono fortuna o sorte.'


409

Non credo che abbia molta importanza se i genitori sono severi o di manica larga, purchè siano coerenti. I ragazzi possono sopportare qualsiasi imposizione sempre che sappiano esattamente quali sono le regole. È la severità dispotica e arbitraria che li confonde.


188

Si venne a parlare degli indios. L'inglese della famiglia disse:- Tutta questa storia di massacri di indios è stata un po' esagerata. Vedete questi indios erano indigeni di livello piuttosto basso. Non erano come gli atzechi o gli incas. Nessuna civiltà o altro. In complesso, una massa di miserabili.


58

Signori miei ve lo dico, l'amore quando ci si mette è proprio bello.


51

... dei drusi con le ampie braghe chiuse al ginocchio per cacarci il messia che secondo i loro misteri teologici verrà partorito anzi defecato da un uomo.


145

Il vero soldato mente a sé stesso quando dice di odiare la guerra. Egli ama in modo profondo la guerra. E non perché sia un uomo particolarmente malvagio, assetato di sangue, ma perché ama la vitalità che (per quanto paradossale possa sembrare) la guerra porta dentro di sé. Con la vitalità, la sfida e la scommessa e il mistero d 'cui essa si nutre. Sul palcoscenico della gran commedia che ha nome 'pace' il mistero non esiste. Sai già che lo spettacolo si compone di alcuni atti e che dopo i1 primo atto vedrai il secondo, dopo il secondo vedrai il terzo: le incognite riguardano solo lo sviluppo della storia narrata e il suo epilogo. Sul palcoscenico della gran tragedia che ha nome 'guerra', invece, non sai mai che cosa accadrà. Che tu ne sia spettatore o interprete, ti chiedi sempre se vedrai la fine del primo atto. E il secondo è una possibilità. Il terzo, una speranza. I1 futuro, un’ipotesi. Puoi morire in qualsiasi momento, alla guerra, e in qualsiasi momento puoi restar ferito cioè venire tolto dal cast o dal recinto del pubblico. Tutto é un’incognita lì, un interrogativo che tiene col fiato sospeso, ma proprio per questo ci vibri d’una vitalità esasperata. I tuoi occhi sono più attenti, alla guerra, i tuoi sensi più svegli, i tuoi pensieri più lucidi. Scorgi ogni particolare, percepisci ogni odore, ogni rumore, ogni sapore. E, se hai cervello, puoi studiarvi l’esistenza come nessun filosofo potrà mai studiarla: puoi analizzarvi gli uomini come nessun psicologo potrà mai analizzarli, capirli come non potrai mai capirli in un tempo e in un luogo di pace. Se poi sei un cacciatore, un giocatore d’azzardo, ti ci diverti come non ti sei mai divertito e non ti divertirai mai nel bosco o nella tundra o al tavolo della roulette. Perché l’atroce gioco della guerra e la caccia delle cacce, la sfida delle sfide, la scommessa delle scommesse. La caccia all’Uomo, la sfida alla Morte, la scommessa con la, Vita. Eccessi di cui il vero soldato ha bisogno. Ne ha bisogno perché di tali eccessi egli vede i lati positivi, i vantaggi che ne ricava. Via i problemi quotidiani, gli assilli che in tempo e luogo di pace gli sembravano cosi gravi e magari lo erano: i figli da allevare, le tasse da pagare, i debiti da saldare l’esame da sostenere, l’impiego da mantenere. Via le necessità che laggiù ed allora gli parevano insopprimibili: l’aria condizionata da installare, l’automobile da cambiare, il cappotto da comprare, il molare da incapsulare, le vacanze da organizzare. Quando la morte può ghermirti in qualsiasi momento e sopravvivere è l’unica cosa che conti, il resto diventa una faccenda irrisoria. Di conseguenza il vero soldato non sa stare lontano dalla guerra, e appena trova un pretesto le corre incontro senza curarsi dei pericoli che dovrà affrontarvi, dei disagi che dovrà subirvi, delle pene che dovrà patirvi, delle infamie che dovrà compiervi. E se non vi muore, se non vi lascia un pezzo del suo corpo, tornando a casa ne avrà una nostalgia nella quale si consumerà fino al prossimo pretesto poi fino alla tomba. Non parlerà d’altro. Infastidirà i parenti e gli amici coi suoi ricordi di guerra, i suoi racconti di guerra, le sue esperienze di guerra, li annoierà con la storia del giorno in cui una fucilata lo sfioro d’un pelo, delle sera in cui una bomba gli cadde quasi addosso, della notte in cui lui e i suoi compagni si trovarono chiusi in un cerchio di fuoco sicché temevano di non vedere il sorger del sole: invece lo videro e si lanciarono al contrattacco e lasciarono sul campo i cadaveri di trecentoventi nemici. Si, nessun divertimento e nessuna avventura gli sembreranno mai paragonabili a quelli che ebbe alla guerra, e privo di lei appassirà. Ingrasserà, invecchierà. Il vero soldato e un masochista. E anche un egoista che non si preoccupa di quello che fa, delle conseguenze che i suoi gesti avranno su sé stesso o sul prossimo, e di rado si pone interrogativi morali: mentre il treno o la nave o l’aereo lo portano verso i pericoli e i disagi e le pene e le infamie che vi affronterà, egli pensa soltanto che sta andando incontro alla sua liberazione. Alleluia! I ceppi del sodalizio sociale sono tagliati, i fastidi della famiglia sono accantonati, gli sbadigli cli noia sono dimenticati, e con essi le regole che stabiliscono il bene o il male. Alleluia! Tra poco si incontrerà faccia a faccia con la Morte cioè con la Vita. E sarà in pace con sé stesso.


413

<<Il paradiso è un luogo dove i poliziotti sono inglesi, i cuochi sono francesi, i fabbricanti di birra sono tedeschi, gli amanti sono italiani (sic), e tutto è organizzato dagli svizzeri. L'inferno è un luogo dove i poliziotti sono tedeschi, i cuochi sono inglesi, i fabbricanti di birra sono francesi, gli amanti sono svizzeri, e tutto è organizzato dagli italiani.>>


625

.. il dipartimento di medicina della Johns Hopkins University di Baltimora aveva condotto a termine una ricerca sulla letalità delle armi portatili e concluso che in battaglia il numero dei morti è proporzionale al numero dei colpi sparati. In parole diverse, che ad ammazzare più nemici non è il fuoco mirato bensì l'abbondanza di fucilate. E la tesi non è piaciuta agli alti ufficiali del Pentagono i quali avevano reagito rispondendo no, è proprio il fuoco mirato che uccide, proprio il tiro scelto: un buon buon soldato non spreca pallottole.