Ferrata La Farina del Diavolo

La farina del diavolo

difficoltà - EEA
Via ferrata abbastanza attletica, piuttosto esposta.
Da evitare con la pioggia (una cascata scende sul percorso)
3.53 km.
515 m. di dislivello.
3 ore e 15 minuti.
Carta tabacco Nr.13

Descrizione

Arrivando da Tolmezzo superiamo la rotonda proseguiamo per Villa Santina, dopo un breve rettilineo subito dopo la casa verde da un piano, sulla curva destrorsa prendiamo la stradetta, poco visibile, alla nostra destra che arriva al cimitero. Dopo un centinaio di meri arrlviamo al cimitero, quindi giriamo a sinistra costeggiando il muro perimetrale e lasciamo l’auto la moto la bicicletta o qualsiasi altro mezzo di locomozione usato perché siamo arrivati (370 m. s.l.d.m.).
Alla rotonda c’è un supermercato che è l’ultima possibilità per per fare provviste.
(Se fortunatamente fossimo arrivati con due mezzi di locomozione sarebbe una furbata lasciarne uno più avanti in centro nei pressi del caffè moderno all’inizio di Piazza mercato, risparmieremo qualche chilometro di snervante rientro)
Alla fine del parcheggio inizia il nostro sentiero. Il sentiero è breve, un po’ in salita, ben battuto e abbondantemente segnalato, in dieci quindici minuti arriviamo alla base della nostra ferrata (492 m. s.l.d.m. 15 minuti).
All’attacco della via ferrata c’è un cartellone con la descrizione dell’itinerario multilingue, una foto della parete con il tracciato diviso in colori rosso (molto difficile), azzurro (difficile), giallo (facile). Sul tabellone è indicato l’equipaggiamento ritenuto obbligatorio, scarpe idonee (?), guanti, casco, imbrago e set da ferrata munito di dissipatore.
Quindi indossiamo tutto il necessario, controlliamo i meccanismi di sicurezza e partiamo.
La ferrata è piuttosto atletica, si arrampica poco o niente su roccia, si sale quasi sempre su pioli metallici intervallati di tanto in tanto da brevi cenge. Difficoltà tecniche in pratica non ci sono, ma l’esposizione è notevole, la sicurezza è garantita da fittoni da 12 mm. o più e grossi cavi d’acciaio. Un classico Ciapa e tira piuttosto atletico.
I tracciatori sono stati molto abili riuscendo a concatenare un insieme variegato di paretine.
Ad un certo punto, più o meno a metà salita, troviamo un piccolo ponte tibetano sei o sette metri. Il ponte è un optional possiamo attraversarlo fare una tappa berci una grappa contemplare il panorama che spazia su tutta la valle e poi tornare alla nostra ferrata. Ancora qualche metro un bel traverso e poi via un’altra serie di paretine una cengia che passa tra rocce incastrate e legate con un grosso cavo d’acciaio fino a quando in un pulpito troviamo il libro di vetta contenuto in uno scatolotto d'acciaio. Dando un’occhiata al libro abbiamo un’idea dell’incredibile successo di questa ferrata. Ancora una paretina a siamo arrivati al fresco boschetto che si trova alla fine della nostra ferrata (632m. s.l.d.m. 2 ore).
Sul pianoro boschivo togliamo tutti gli ammennicoli usati per la nostra sicurezza e li riponiamo nello zaino, dove estrarremo la nostra grappa per festeggiare la salita, ma ricordiamoci che l’avventura termina quando arriveremo al punto di partenza, all’auto, e in questo percorso la discesa sembra richiedere più tempo della salita.
Dopo una meritata pausa rifocillante partiamo a spron battuto seguendo il sentiero alla nostra sinistra. Guadiamo un torrentello in secca, risaliamo la sponda opposta e continuiamo percorrendo il sentiero alla nostra sinistra seguendo la freccia che indica Villa Santina. Il sentiero prosegue quasi pianeggiante lungo il crinale vicino alla sommità delle falesie, aprendo degli scorci sulla pianura sottostante, sembra di essere su Google Earth. È piuttosto importante non inciampare. Ad un certo punto sbuchiamo in una mulattiera che scende rapidamente, possiamo tagliare i lunghi tornanti con alcuni sentieri scorciatoia.
Arrivati a valle, se fortunatamente abbiamo parcheggiato la seconda auto vicino al bar moderno siamo praticamente arrivati semplicemente inoltrandoci tra le case, altrimenti proseguiamo sul sentiero che si mantiene dietro l’alto muro di contenimento. Risaliamo qualche piccolo ghiaione scavalchiamo muretti, non facciamoci trarre in inganno dal primo sentiero che scende, proseguiamo dritti fino in fondo e arriviamo al cimitero (370 s.l.m. 1 ora).
Si potrebbe avere l’ispirazione di tornare per la strada asfaltata che scorre, non vista, quasi parallela al sentiero, ma pur essendo più comoda è priva di marciapiede ed è piuttosto stretta, molto trafficata e pericolosa.

La farina del diavolo le foto