Nel mio caso, l'intemperanza cosmica si appuntava di preferenza sulle filosofie culinarie dominanti.Non sopportavo gli innovatori perché innovavano e i conservatori perché conservavano. I discepoli della cucina molecolare che disintegrava le materie prime nelle loro particelle atomiche per poi ricomporle in spumosi, indecifrabili nuovi aggregati mi erano invisi al pari dei vecchi maestri che predicavano la regola monastica della fedeltà religiosa ai sapori primari di ingredienti eccelsi.
La televisione aveva creato un limbo in cui pascolavano esseri ibridi, mezzi uomini e mezze icone, in un regime di popolarità senza autentica gloria e senza autentica fama, un Olimpo alla portata di tutti che, quindi, condannava tutti a volerne fare parte ad ogni costo.